Mi guardo attorno, la pergamena alle mie spalle, il parquet nuovo nuovo, i vari attestati appesi in giro, le sedie tutte colorate e vivaci. Il bancone dell’accettazione e forse tutto questo non mi sembra nemmeno mio, forse mi sembra di essere in un’altra realtà, perchè nemmeno io ci credo, perchè dopo tanta fatica mi sembra che ancora non abbia ancora cominciato e mi sembra di aver paura di perdere tutto.
Non lo so, la paura di non avere pazienti (anche se lo sapete che mi vengono a chiedere le prestazioni anche se è ancora chiuso, pazzesco).
Insomma, ce lo, è mio, e ce la metterò tutta. Penso a tutti voi, seri professionisti (scusa Jack se faccio di tutta l’erba un fascio, tu non c’entri) che siete dove siete, che avete due o tre moto, la bella macchiana, la bella casa, la bella moglie (ma su quella tanto vi frego io), insomma devo dire che molto mi avete aiutato voi, con tutti i vostri discorsi seri, con tutto quello che da voi ho imparato, con Macello che ha una macelleria, ma ci crede come se fosse un supermerkato e riesce a darla in barba anche a chi la carne la fà pagare meno, e va avanti alla grande.
A Jor che si permette di sciare tutto l’inverno, che ha una gran macchina e tre moto, ma che quando si tratta di lavorare sarebbe anche quasi capace di saltare il matrimonio in Sicilia di un caro amico, Jor che sà dedicarsi al lavoro anche 16 ore si seguito se necessario per rispettare una scadenza.
Fugzu, che il lavoro gli ha permesso di conoscere tanti e tanti ameni personaggi e gli ha permesso una cultura di cui pochi possono e viaggi che non ne ho nemmeno idea.
E Pablito, che sull’ambito lavorativo nessuno può dire cosa abbia fatto (perchè in verità in verità vi dico che non se lo ricorda nemmeno lui), ma che adesso all’età che ha si può permettere di andarsi a rompere qualche osso sulle dune del deserto.