E’ domenica, il cielo è limpido e la temperatura è calata; non mi rimane che prepararmi, scendere in garage e girare la chiave.


Oggi tocca alla guzzina prendere un pò d’aria.





Mi dirigo sul mio amato appennino, dove dopo soli 40 km raggiungo la fine della strada in cima al monte Catria.


C’è una strada sterrata che non ho mai percorso che indica la cima (dove è apposta una croce) a 2 km.


Sono con la Guzzi e non dovrei, ma visto che io con gli sterrati ci ‘parlo’ bene, mi infilo su per la salita tra un ciottolo e un altro e dopo due km trovo la strada che si dirama; a sinistra prosegue per non so dove (lo scoprirò dopo), mentre a destra è sbarrata da un cancello per le mucche.


Decido di scendere e di proseguire a piedi per un breve tratto; faccio circa 500 metri ed arrivo al rifugio (che è ovviamente chiuso) e poco dopo, nei pressi di una mandria di mucche, incontro delle persone che mi informano che per la cima ci vuole almeno mezz’ora; decido quindi di rimandare la camminata ad altra data e dopo qualche foto torno sui miei passi.


Riprendo la moto, dopo aver scambiato due parole con le persone che avevano la macchina parcheggiata vicino alla mia moto (naturalmente attira l’attenzione; anche loro, mi dicono, hanno una Guzzi, ma 350 cc ), riparto e prendo l’altra diramazione che intuisco arrivi da qualche parte.


Andando avanti comincio a sospettare che fosse una strada che percorsi tanti anni fa a piedi durante un’escursione con il CAI, ma non la riconosco subito perchè noi uscimmo dai boschi provenienti da un sentiero e la prendemmo da metà, discendendola tutta: ne avrò la certezza quando arriverò in fondo, al famosissimo eremo di Fonte Avellana che ho fatto vedere a tanti amici passati da queste parti.


Lungo la discesa non posso che concedermi varie soste ‘panorama e scatto foto’ (peccato tutte col cellulare, non avevo dietro la macchinetta).


Arrivato in fondo, e cioè dopo 12 km di discesa con fondo piuttosto scivoloso ma non molto in pendenza, riprendo l’asfalto e dopo aver girato intorno all’eremo prendo la strada che va verso Frontone e quindi a Cagli.


Un pò di benzina e con 25 km sono di nuovo a casa.


Nel pomeriggio viene anche Valeria e approfittiamo per un girello sul monte Petrano, che si raggiunge sopra Cagli; dai prati in cima si gode un bel panorama sul grande dirimpettaio, il monte Nerone, e sulla strada che passa nella stretta valle compresa tra i due monti.


Scendiamo e decido di prendere proprio quella strada per tornare, passando da Pietralunga e tornando infine a Gubbio.





Inutile dire che sono posti che conosco benissimo (a parte la piccola sterrata in cima al Catria), ma che frequento assiduamente quando ho quell’oretta che mi avanza che mi consente di fare un breve giro in moto.





Sarà che ci sono cresciuto, anche motociclisticamente parlando, ma per me questi luoghi hanno qualcosa di straordinario.





Il giro completo è qualcosa più di 100 km.





Qui le poche foto scattate:





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