Quattro giorni di pioggia. Quattro giorni di freddo. Partecipanti decimati.

Tutto però ha inizio come da programma. Pernottamenti prenotati. Percorsi preparati. Moto caricate. Voglia di partire pure! Chi c”è c’è, chi non c’è ha sempre torto.

Sabato 23 Aprile 2016

Inizio da qui perchè, con parte del venerdì libero, decido di mettermi in marcia già nel pomeriggio per raggiungere la casa di Yanez a Bologna. Tra le altre cose arrivo e ci trovo pure Dancer. 

Avvicinarsi è strategico e soprattutto mi permetterà di passare una serata in più in compagnia ed accodarmi all’itinerario del Sabato dei Bolognesi. 

E’ mattina, colazione veloce caffè e biscotto e subito in marcia. Il tempo è asciutto, non promette nulla di buono e l’itinerario prevede asfalto umido in quantità. Un bel Pieno e assieme a Dancer e Bierhoff iniziamo ad infilarci su per le strade appenniniche. Direzione Sestola, quindi Abetone per poi scendere verso Montopoli. Il tempo regge, il ritmo anche. Lungo la strada sosta tecnica. Pioggia non se ne vede e sembra non arrivarne. Piano B, la variante! Sguardo alla cartina, traverso Fanano – Abetone individuato! Passo Croce Arcana, si va!

 

 

Arrivati a Fanano imbocchiamo la strada verso il passo segnalato da svariati cartelli marroni (il mio colore preferito se parliamo di indicazioni stradali). Un cartello ad un bivio indica “P.sso Croce Arcana”  con una bella linea rossa con scritto “Chiuso”. Accidenti, il piano B comincia a traballare. Si decide di continuare, Dancer ricorda di un rifugio lungo la strada a cui poter chiedere informazioni. La salita, abbastanza lunga, ci porta dopo un piccolo centro abitato in quota. Siamo a circa 1200mt e davanti a noi un ampio spazio, un parcheggio ed un piccolo rifugio di montagna. Parcheggiamo. Con l’inganno Dancer mi porta dentro al rifugio con la scusa di mangiare un “panino veloce”. In men che non si dica mi trovo seduto ad un tavolo con un piatto di tagliatelle ai mirtilli e funghi ed un buffet di secondi che spaziavano dal cinghiale in umido alla coppa con l’aceto balsamico. Formaggi e altre pietanze a volontà. “Strano concetto di panino veloce hanno a Bologna” mi dico. Per solidarietà mi piego, senza insistenze, nel fare compagnia agli altri commensali.

 

 

Durante il pranzo importuniamo un paio di viandanti locali seduti nel tavolo a fianco. Alla richiesta se il passo, chiuso, è in realtà percorribile con le moto la risposta è demoralizzante. “Non credo proprio, siamo appena stati su e c’è mezza gamba di neve”. Ora… E’ pur vero che il sistema metrico non è universalmente utilizzato. C’è chi usa i pollici o i piedi. Ma in tutta onestà la “mezza gamba” un po’ mi sfuggiva. Cercando di andare per deduzione proviamo ad immaginare una misura che possa andare dal tallone al ginocchio. Bhè, altezze a parte un bello spessore. Finiamo il pranzo e decidiamo di provare a salire fin dove possibile. Almeno per fare qualche fotografia. Risaliamo in sella e via verso il passo con la “mezza gamba” di neve che prima o poi ci costringerà all’inversione.

 

La fortuna è dalla nostra parte. Neve ne troviamo ma in tutti i casi con abbastanza spazio per mettere le ruote tra lei ed il ciglio della scarpata. Saliamo ed arriviamo in cima! Con una certa soddisfazione viste le premesse di rinuncia. Peccato il meteo. Ci sono nuvole basse che non lasciano spaziare con lo sguardo più di tanto. 

 

  

 

La giornata prosegue poi con un passaggio all’Abetone e quindi via verso sud sino al campeggio di Montopoli. Giornata eccellente! Niente pioggia per tutto il tragitto se non qualche goccia di poco conto verso la parte finale ma per la quale neppure serviva l’antipioggia. 

 

Domenica 24 Aprile 2016

Il giorno successivo si parte con la variante. Ilaria la sera precedente mi fa notare che il percorso può essere migliorato con un traverso che si rivelerà veramente azzeccato. La partenza è un po’ turbolenta. L’appuntamento è alle 8:30 pronti per partire. Alle 8:05 siamo tutti pronti (tranne Maxciccio) e quindi si parte per andare a fare colazione. 20 minuti dopo Max, puntualissimo ma in realtà in ritardo di 20 minuti, ci raggiunge. Tardiamo un attimo. Io e Bierhoff siamo impegnati nella conta dei danni del fuoristrada del giorno precedente. Un bullone perso lui ed uno spezzato io. Di poco conto, in entrambi i casi quelli che fissano le piastre della valigia centrale. Rapido cambio di bagagli. Qualcosa alla meno peggio sulla sella, un maxia rifilato a Sacks come laterale ed una buca delle lettere sulla mia piastra ormai compromessa. Si parte!

 

 

In realtà partiamo tutti tranne Maxciccio e Gianluca. Talmente puntuali che forse sono già lungo il percorso. Semplicemente non c’erano più li con noi! Dopo circa un ora di strada ancora non li raggiungiamo. Dancer quindi mi affianca e mi fa notare che mancano due moto. “Bhè, ma mancavano già dall’inzio” rispondo io. Insomma, non è che li abbiamo persi o non aspettati. Tecnicamente non ci sono e non ci sono mai stati dal primo metro di strada. Raggiungo Max al telefono e scopro che sono qualche chilometro dietro di noi. Accidenti, ci stanno doppiando? Vabbè, sosta, due fette di salame ed il gruppo si ricompatta. Anche questa giornata procede al meglio. Asciutti. Continuiamo a girare attorno alle nuvole, a passare in posti dove ha appena smesso di piovere ma ce la caviamo egregiamente. Arrivati a sud di Siena il cielo diventa uno spettacolo. Angoli neri come il petrolio da una parte ed una quasi apertura dall’altra. Sembrava di navigare tra paradiso e inferno. La speranza era di non puntare verso il secondo. E cosi è stato! L’arrivo al campeggio la sera è asciutto quasi per tutti. Tranne per chi ha deciso di fermarsi per mettere la tuta antipioggia noncurante che l’inferno dietro si stava avvicinando per fargli fare il resto del percorso sotto una doccia gelata. 

 

 

La serata passa veloce. Allegra. Molto allegra. 

 

Lunedì 25 Aprile

Giornata di rientro. Dal lago Trasimeno a Siena e quindi poi sino a Firenze lungo la chiantigiana. Il tempo in netto miglioramento ci regala sole e sereno per gran parte del tragitto. I bagagli sono rimessi al sicuro grazie all’intervento di Zivas che, avvisato la sera prima, ci aveva rifornito di bulloni e fascette cinesi. In realtà Bierhoff prima di arrivare a Firenze aveva riperso di nuovo il bullone. Senza poterlo stringere più di tanto con le vibrazioni era ricapitato. Le fascette bhè… In quel caso forse la prossima volta meglio non dai cinesi. Si sono spezzate tutte tirandole anche solo con le mani. 

L’arrivo nei pressi di Firenze segna anche i saluti definitivi. Ognuno se ne deve tornare verso la propria destinazione.

Lascio a Bierhoff tutta la scatoletta di bulloni avanzati di Zivas: “Tieni, ti serviranno per il viaggio di rientro…” e ci salutiamo.

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Categorie: Incontri 2016

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