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22 Aprile 2017

Appuntamento alle ore 10 alla dogana di Chiasso per la trasferta verso la Germania. Tutti puntuali all’incontro.

Samu e Luana, Honda Varadero
Dancer, Honda CRF1000
Mirk0, Tiger Explorer “Nonconsumaniente”
Sacks, Honda Crosstourer
Picci8V, Guzzi Norge
Theo, ed il buon vecchio Zio Jesse
Moretta, Ducati Multistrada alias “BatteriaStretta”

Il tempo di acquistare la vignetta annuale per le autostrade svizzere e subito in marcia. Il trasferimento si fa noioso nel traffico svizzero. Svariati lavori autostradali e lunghe code “programmate” da semafori rossi in l’autostrada per evitare di congestionare il traffico nelle gallerie. Inizialmente cerchiamo di portare pazienza ma dopo un po’ la cosa si fa pesante. Comincia il tentativo di avanzamento cercando di rispettare il non uso della corsia di emergenza. Ci si fa largo tra le due file di auto non senza qualche difficoltà. Samu ed il suo Varadero con le borse morbide è una portaerei. Nemmeno io con le grosse valige di alluminio me la cavo meglio. Ma alla fine ne usciamo nel migliore dei modi e con una luce d’ingombro in meno digerita da una Zega. E pensare che si era pure dato da fare per agevolare il passaggio.
Superato il traffico si marcia inarrestabili verso il confine per evitare soste in svizzera e raggiungere almeno la Germania non troppo tardi. Il tempo e le temperature ci fanno viaggiare freschi ed anche abbondantemente sotto i 16 gradi per tutto il giorno. Unica eccezione l’attraversamento del Gottardo via tunnel obbligatorio (passo chiuso) dove il punto più interno fa volare sopra i 30 gradi il termometro e costringe per i suoi 17Km ad una penitenza divina. Nel mezzo del pomeriggio sconfiniamo finalmente in Germania. Rifornimento per tutti e, vista l’ora di merenda ed il pranzo saltato, una veloce sosta per ingerire qualcosa. Alla fine Dancer e Picci8V sono in marcia dalle 6 del mattina ininterrottamente se lo meritano. BurgerKing assaltato per accellerare la sosta! Panino nello stomaco scegliamo di puntare a Titisee per la notte e dedicare al giorno successivo il tour della parte sud della foresta nera ormai si sta facendo tardi.
Arrivati a Titisee un primo tentativo di interagire con il tecnologico sistema di ricerca delle GuestHause fallisce miseramente. Ancora meglio i vecchi metodi.
Cerchiamo di persona! E cosi in poco tempo siamo nel centro del paese a chiedere in una prima struttura con un bel cartello FREI verde fuori. Tutto è in discesa. Ci penserà Mirk0 col suo tedesco a chiedere…

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Attendiamo che la ragazza della reception finisca di parlare con una coppia e via che Mirk0 si lancia in una lunga conversazione incomprensibile a tutti. Alla fine della discussione la signorina termina la sua frase indicando vagamente la porta da dove sta uscendo la coppia entrata precedentemente.
“Bhè Mirk0… Che ha detto?”
”Nessun problema, ha detto che c’è posto di chiedere di la…” Afferma indicando vagamente la stessa zona indicata dalla ragazza.
Un po’ perplessi ci spostiamo anche noi verso l’uscita e troviamo una sala ristorante deserta. Bhè è evidente che qui non ci sia nessuno a cui chiedere. Proviamo un po’ più in la…
E’ cosi che scendiamo i pochi gradini che ci ripotano in strada dove “di la” resta a questo punto solo l’edificio dopo. A questo punto Mirk0 nota la coppia appena uscita che sta scaricando le valige. Nel frattempo la scritta FREI scompare e lascia il posto a una scritta rossa COMPLETO. E’ li che la corretta traduzione prende vita.
”Ragazzi ho capito” afferma Mirk0. “Non ha detto di chiedere di la. Ha detto che l’ultima camera l’ha appena data a quelli che stavano uscendo” (ecco chi veramente indicava).

E per fortuna che eravamo in una botte di ferro, chissà se non conosceva il tedesco. Risate e commenti e al diavolo cercare di capire.

Fedele booking alla mano proviamo quindi a cercare una struttura libera che ci ospiti tutti ed 8. La troviamo, e per i suoi 138€ per 8 persone ci pare proprio conveniente. E’ poco distante e passeremo la notte ad un paio di KM dal centro in quattro stanze sottoterra tra pessimo gusto estetico dell’arredatore ed insegne al neon lampeggianti in stile locale notturno di bassa lega.

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Per la cena decidiamo però di rifarci. E, a piedi, torniamo in paese dove ad aspettarci c’è un locale piccolo ma accogliente. Un tavolo da 4, il più grande, lo condividiamo in 8 è l’unica possibilità. Nel locale oltre a noi un paio di avventori di cui uno rosso come una ciliegia che ha tutta l’aria di essere al 10 calice a stomaco vuoto.

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Ordiniamo uno stufato, bistecca e costine e un mix di wurstel affettati per bene. La cameriera / cuoca / inserviente si mette all’opera e davanti ai nostri occhi (la cucina era a vista) prende al volo una serie di sacchetti surgelati dal congelatore. Ci guardiamo perplessi. La perplessità diventa presto panico per poi trasformarsi in stupore misto a rassegnazione. Il microonde inizia a scongelare all’impazzata le pietanze.  Un po’ di spezie qui, un po’ di salse la. D nuovo microonde, poi un forno elettrico e una piastra… In qualche minuto da quei sacchetti anonimi e senza un minimo di etichette ne esce la nostra cena. Partono i nostri commenti durante la preparazione.
“Sono costine di cosa?”
“Sarà roba scaduta da quanto?”
“Guarda cosa sta aprendo…”
“Ecco quello è il tuo”.
“No il mio è quell’altro…”

Insomma una mezz’ora di preoccupazione condita dalle risate più genuine mai fatte… Chissà la cuoca cosa avrà immaginato.

Alla fine mangiamo, anche abbastanza soddisfatti, e non ci facciamo mancare nulla. La serata terminerà con la lunga camminata di rientro verso il puzzolente locale per la notte.

23 Aprile 2017
Risveglio gelato!

Itinerario1

La notte ha portato pioggia e freddo. Facciamo i bagagli e carichiamo tutto sulle moto. La temperatura minima scesa a –2 gradi e a giudicare dalle moto c’è stata una bella gelata.
Tutto perfetto per uno dei miglior momenti di tutti i viaggi in moto. Il festival dell’avviamento a freddo. Nel gruppo c’è sempre qualcuno che può provare l’ebrezza di un mancato avviamento al risveglio. Normalmente le moto più vecchie e delicate. Quel momento di mista preoccupazione e desiderio di farsi una grassa risata per qualche appiedato che richiederà la compagnia della spinta.

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Questa volta mi piace soffermarmi sui due dei migliori risultati della mattina. La new entry Ducati Batteriastretta e, ovviamente, lo Zio Jesse che da ben 11 anni rallegra gli umori mattutini di tutti.

Ducati Batteriastretta: E’ la prima volta che partecipa al rito. Non mi era mai capitato. Pensavo di detenere il titolo sino a qualche giorno fa. Invece la sorpresa.

Il quadro si accende… E’ viva… Tutto sembra promettere bene fino alla pressione del pulsante di avviamento. Come in un rallenty infinto il motorino di avviamento comincia a girare. Piano. Molto piano. Veramente piano. Conti i secondi ad ogni giro del motorino. Dopo il primo giro lunga pausa di silenzio accompagnata dalla strumentazione che si affievolisce al punto da sembrare in blackout. Qualche istante e all’improvviso con la decisione di un bradipo ecco tornare in vita la strumentazione e via un secondo giro sempre più stentato. E poi di nuovo in sofferenza il buio, e il silenzio. Un silenzio interminabile e poi di nuovo una piccola speranza quando i led sul cruscotto si riaccendono e sempre più lentamente il motorino con un ultimo stento inizia a girare per la terza volta dando tutta l’impressione che quello sarà l’ultimo respiro prima del collasso finale. O parte ora o mai più. E’ andata, penso subito, e mi preparo a usare i cavi di avviamento. Non ce la può fare. Ed è proprio mentre tutto si ferma, si spegne e le speranze ci abbandonano che avviene l’incredibile. Quadro spento. Motorino fermo. Un sussulto. Una scintilla, l’ultima probabilmente scoccata più per un accumulo di elettricità statica che per qualche elettrone in arrivo dalla batteria innesca i pochi vapori mai bruciati presente nel cilindro e come per magia il motore prende vita da solo. Un raro esempio di autoaccensione spontanea! Resto ancora più stupito quando mi spiegano che è del tutto normale. Effettivamente sul carter motore mi casca l’occhio è vi è chiaramente scritto, seppur con qualche errore ortografico “Batteriastretta”.

Scampata questa tocca allo Zio Jesse. Ma qui gioco in casa e so che non mi potrà deludere. Ormai siamo in sintonia piena e ci capiamo subito. Giro la chiave. Il quadro si accende (e già qui è un gran risultato). Cerchiamo la folle e una bella tirata alla frizione. Meglio mettersi nella miglior condizione possibile. Siamo pronti. Uno strato ghiacciato ricopre tutta la moto. Giù il bottone di avviamento. Il motorino attacca con il suo classico colpo di martello sull’incudine. Ci siamo. Iniziano i primi giri a vuoto. Uno, due e poi tre… Impegnativi. Il boxer, per chi non lo sapesse, in questa fase scuote la moto e occorre tenerla ben ferma perchè non caschi di lato. Roba da esperti. Ma la conosco bene ormai. I primi tre giri sono sempre a vuoto è normale. BMW ha studiato un ingegnoso sistema per cui ad ogni avviamento i primi giri servono solo a rimettere in fase il motore. Valvole, alberi a camme e catene di distribuzione ritornano in sintonia. La pompa succhia marmellata dalla coppa dell’olio e da una bella spalmata ovunque. Tre giri. Tre preziosi giri a vuoto dove tutto questo avviene sempre alla perfezione. Al quarto partono le scintille delle quattro candele. In modo sincronizzato però tutte assieme. Per il calcolo delle probabilità questo è stato pensato come miglior metodo perchè almeno una di queste vada a buon fine. Spariamo con tutto e speriamo uno colpo vada a segno! E infatti anche questa volta un successo. Se hai batteria per 4 giri vai in capo al mondo. Unstoppable.

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Bene, moto partite. Giornata dedicata al sud. L’itinerario cerca di attraversare alcuni dei posti migliori per fare un po’ di chilometri e curve su strade sempre perfette. Fa freddo. Partiamo con 2 gradi e solo nel corso del pomeriggio, quando il sole arriva un po’ più convinto arriviamo verso i 10 gradi. Nonostante tutto trovo il tempo per una piccola divagazione dentro la foresta prendendo una strada sterrata all’uscita di un tornante. Parto in solitaria come attratto da qualcosa di particolare. Dopo alcune decine di metri, intendo tornare indietro, ma mi accorgo che anche tutti gli altri mi seguono e sono dietro. Bhè a questo punto proseguo e poco dopo ci troviamo in un grande spiazzo dove ci fermiamo. Sarà il rimprovero di due escursionisti a farci notare che siamo in un posto dove non dovremmo essere. Nessun cartello di divieto ma evidentemente questo non è essenziale. Torneremo sui nostri passi poco dopo per riprendere l’asfalto.

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L’itinerario si snoda ed aggroviglia più volte sino a portarci a Triberg dove faremo tappa per le due successive notti.
Non prima di una tappa al museo degli orologi di Furtwangen dove Samu e Luana si fermeranno per qualche foto.

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Arrivati a Triberg inizia l’avventura della prenotazione. Da subito ci affidiamo a booking (visto il successo della sera prima) per individuare un posto che possa ospitarci tutti assieme. Lo troviamo e ci rechiamo di persona. Ci riceve un agguerrita signora, altra circa 1 mt e 50, incazzata come mai. Ci chiede se abbiamo prenotato. Ovviamente no diciamo e vorremmo farlo. Non se ne parla, o abbiamo prenotato o niente. Facciamo notare che su booking risultano posti liberi. In modo deciso ci fa capire di prenotarli allora! Un po’ perplessi obbediamo e cerchiamo di farlo dal telefono. La connessione lenta prima, il tentativo facendoci dare l’accesso WiFi dalla signora dopo… Il tempo passa e non ne veniamo a capo. Un ultimo tentativo fallisce e non risultano più camere disponibili. A quel punto la signora, più spazientita che mai, ci fa cenno di piantarla che va bene cosi ugualmente ed eccoci con in mano le chiavi delle stanze.
Ancora non ci spieghiamo il senso di tutto questo. L’importante è comunque aver raggiunto l’obiettivo.

Ma siamo a Triberg e vista l’ora tarda si esce per cena. Individuiamo un primo locale che però ci caccia perchè la cucina chiude alle 20. Poco male, ci riproveremo la successiva sera, per questa volta finiamo in un ex caveau di una banca con finestre e porte blindate convertita a ristorante. Si cena in modo medio ma sicuramente meno divertente della sera prima.

Si è un po’ tutti stanchi e la serata non finisce tardissimo.

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24 Aprile 2017

Itinerario2

Terzo giorno. Dedicato al nord e agli orologi a cucù. E la Strada panoramica della foresta nera che porta a Baden-Baden (500)… Una pista tutta in quota con ampi curvoni e vista che spazia all’infinito. Nulla da rimproverare al percorso se non il fatto di essere un po’ troppo “veloce” per i miei gusti. La 500 che arriva sino a  Baden-Baden è bellissima. Ma dura poco. Complici anche i curvoni da Sempione che fanno tenere un andatura più elevata del previsto.

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Non ci facciamo mancare una rapida visita a tema Orologi Cucù a Triberg e Schonach dove ci sono due orologi della dimensione di una casa con meccanismo interno interamente realizzato in scala 1:50 e visitabile.

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Il resto del percorso regala strade ancora stupende. Fondo sempre perfetto e alberi, alberi, alberi. Riusciamo a fare qualche scatto in corsa per rendere un po’ l’idea prima della sosta pausa nei pressi di una diga (Schwarzenbachtalsperre).

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Nel pomeriggio al rientro a Triberg proviamo a visitare le cascate più alte di tutta la Germania. Onestamente nulla di particolare. Sarà che siamo abituati a ben altro nelle nostre montagne ma era gratis e non possiamo dire di non averci provato.

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La serata si accende. Si va a cena nel locale dove la sera prima non ci avevano accolto. L’aspettativa è al massimo. Jagerschnitzel per tutti (quasi) dopo i racconti storici di Mirk0 abbiamo tutti l’acquolina. Ci mettiamo poco a renderci conto che forse non è la migliore jagerschitzeldi tutta la Germania…

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Striminzita e di dubbio aspetto. Si inizia con la condanna tra risate e battute. Ma la fame riesce a farcela comunque apprezzare per quello che era. Ci rifacciamo decisamente con una spettacolare torta ufficiale Schwarzwald veramente ottima!

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La serata prosegue nel locale sino a tarda ora. Credo verso le 23 se non ricordo male o poco oltre. Dopo cena e qualche birra in più un amaro si trasforma in una degustazione a raffica di grappe tipiche (grappa tipica??) della foresta nera. Al lampone, alla prugna, alla ciliegia… Una dopo l’altra in un gira e rigira. Una macedonia che ci accompagna in un clima di decisa allegria.
Ed ecco che ben dissetati ci si diletta tra racconti di avventure passate e si fa a gara a chi la spara più grossa. Mirk0 tiene testa a tutti e non c’è storia. Inarrivabile! Non ricordo di preciso quanto ma un paio d’ore di gran boiate son trascorse velocemente.
Nella concitazione della serata riusciamo pure a pagare il conto e con un 20€ avanzati a “pagare per un giro di grappe offerto”. Roba di classe NetRaiders!

Tour impegnativo. Compagnia eterogenea. Fare un mix di solo guidare e solo visitare non è facile e cercare di accontentare un po’ tutti ancora meno. Grazie a chi ha partecipato.
Grazie a Dancer per aver condiviso gli alloggi. Grazie a Mirk0 per le perfette traduzioni, il supporto linguistico e Jagerschnitzel. Grazie a Picci8V per l’inossidabile compagnia e disponibilità. Grazie a Samu e Luana per la pazienza e poche soste nonostante la febbre. Grazie a Moretta per essere arrivata sino in fondo all’avventura senza mollarci dopo il primo giorno. A Sacks bhè… uno stron@@ non glielo leva nessuno questa volta per la sua capacità di mettere in difficoltà i nuovi arrivati Smile

Schwarzwald 2017! Chi non c’era….

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