UN VARADERO E UN’R6 AL PINGUINOS (BY Sacks77)

Le moto non hanno avuto problemi. Pulsante d’avviamento e via. Freddo, caldo, autostrada, pieno carico. Niente. I piloti invece qualche acciacco in più l’hanno sofferto.

Farò un racconto sconfusionato, visto che non sono tanto capace di narrare, ma prendetelo così. Il resto, se lo volete sentire, dovete partecipare ai raduni e ve lo racconterò di persona.

Partenza.

Parto mercoledì sera da Riva alla volta di Piacenza. Pizza a casa dei genitori del Verza con sua mamma che piange (conoscendo come guida il figlio). Poi a casa dell’R6ista a preparare le moto. Subito si nota la differenza di carico però ogni moto ha il suo ruolo al mondo. Il Vara deve soffrie.

Andiamo a letto presto (23:15) per essere riposati. Ci addormentiamo. Suona la sveglia….porca miseria che sonno! Sembra di non aver neanche dormito. Accendiamo la luce. E’ mezzanotte! Verzaaaa, ma a che cazzo di ora l’hai messa la sveglia?!? V: forse ho sbagliato…ci riaddormentiamo.

Sveglia (06:30). Colazione al solito bar (dove andiamo da 15 anni, le tradizioni son tradizioni) e poi via destinazione Boecillo. Il navigatore ci dava a destinazione alle 23:58. Celera!

Tappe veloci ogni 230/250 km (con l’R6…), benzina al volo e via. Poche foto. Le giornate in inverno sono corte. Dobbiamo arrivare almeno a Carcassonne, a metà strada. Arrivati a Carcassonne ci diciamo: massì dai tiriamo fino a Tolosa. Arrivati a Tolosa: massì dai, andiamo fino a Lourdes. Arrivati a Lourdes verso le 20 il navigatore dava “solo” 9 ore di strada per Boecillo… però ci siamo fermati.

Albergo della catena Ibis. Prendiamo camera e ci danno il posto moto numero 3. Cerca cerca ma il tre non c’è…eccolo qui!! È proprio il nostro! Il 3!!! Cena veloce, un po’ di doping per il Verza e poi a letto.

Partenza tranquilla e arrivo a Boecillo verso le 4 di pomeriggio. Entriamo nella bolgia di migliaia di moto nella pineta e ci iscriviamo. 20 euro l’iscrizione che comprende una sacca/zainetto con dentro uno scaldacollo in pile (repsol), pubblicità/volantini/programma, biro, accendino, due spille in ferro, ADESIVO, buoni pasto e non mi ricordo cos’altro.

Il nostro dubbio principale era:ma troveremo una fontanella per lavarci almeno le balle? Boh, e piantiamo la tenda vicino ad una moto con targa italiana (foto 40).

Troviamo le docce (8 docce per 27000 persone) ed entriamo tranquillamente senza fila. Gli spagnoli non si lavano. E qui arriva il bello. Dobbiamo mangiare qualcosa.

Tiro fuori il fornello, faccio per montarlo ma non si aggancia alla bombola. Cazzo! L’ultima volta che l’ho usato mi era scappata la pasta e lo aveva bagnato arrugginendolo. Dopo solo un’ora e un quarto che era sotto i ferri, oliato con l’olio motore Yamaha usando l’astina, è partito. Santo fuoco! E santa minestra! (foto 22).

Decidiamo di andare a letto. La sera 4 gradi con umido. Notte insonne a massaggiarsi le gambe per il freddo. Al mattino 0 gradi e nebbione. C’era un umido che bagnava tutto. I panni, sacchi a peli, materassini, tutto bagnato. E fuliggine dappertutto. Fuliggine sciolta sulla tenda, sulle moto (foto 36) un vero e bellissimo schifo.





Abbiamo visto di tutto: il sacro animale intero e in tutte le sue forme ; gente che dorme nella tenda senza montarla (foto 34); fuochi DAPPERTUTTO (foto 38). SI, il fuoco era il vero simbolo del pinguinos, anzi, era il FUMO.











Guardandoci in faccia abbiamo deciso di non stare 2 notti. Eh, si, abbiamo buttato dentro non prima però di aver piantato la bandierina e fatto qualche foto da cretini . Ritorno senza note di rilievo tranne l’esplosione di uno scarpone del Verza per aver “urtato” una striscia rallentatrice lasciando i piedi a penzoloni e gardesana franata a 15 km da casa che mi ha costretto ad allungare il percorso di un’ora passando a Tremosine e Tignale.

Impenna zio cane!


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